Riflessioni sul “giorno della memoria”

Gli alunni della 1^C, in occasione della Giornata della Memoria, hanno approfondito il tema della persecuzione razziale con la visione del film “Un sacchetto di biglie”.

Tratto dal romanzo autobiografico di Joseph Joffo, il film narra la vera storia di due giovani fratelli, Joseph e Maurice, ebrei in fuga nella Francia occupata dai tedeschi. I due protagonisti, con astuzia e tanto coraggio, riescono a salvarsi dalla deportazione e a ricongiungersi finalmente alla propria famiglia.

Dopo aver riflettuto insieme, gli alunni hanno espresso i loro pensieri.


“Il film racconta cos’è stato il nazismo e quello che hanno subito gli ebrei: uomini, donne e bambini sono stati strappati dalla loro vita quotidiana, sono stati obbligati a nascondersi per sfuggire ai soprusi delle persone che fino a quel momento consideravano “amici”. Tanti furono caricati sui vagoni e deportati nei campi di sterminio, uccisi barbaramente nei forni crematori e nelle camere a gas; altri morirono per la fame, per il freddo e per le malattie. Per questo il passato non va dimenticato, ma tenuto nella memoria come un bene prezioso, affinché tutte queste cose non accadano più.” (LEONARDO)


“Questo film mi ha fatto piangere per la commozione, in particolare mi ha colpito la scena in cui la famiglia si doveva separare. I due fratelli protagonisti, da semplici ragazzi che giocavano e si facevano i dispetti, hanno imparato in fretta a cavarsela da soli e a crescere. Ho provato ad immedesimarmi nella loro storia: se mi fossi trovata al loro posto con mia sorella, che cosa avrei fatto? Avrei avuto tanta paura. Consiglio il film ai ragazzi della mia età perché insegna ad avere coraggio e a non mollare mai.” (BASMA)


“Di questo film mi è piaciuto tanto il forte rapporto tra i due fratelli che si sono sostenuti e incoraggiati a vicenda fino alla fine. Ho capito che dobbiamo apprezzare ogni singolo gesto d’amore che l’altro fa per noi e che dobbiamo darci da fare nella vita perché, anche se siamo “piccoli”, possiamo fare grandi cose.” (EMILY)


“Mi ha colpito soprattutto l’inizio dove i fratelli, Maurice e Joseph, si prendono in giro e poi piano piano, diventano sempre più uniti e inseparabili. Anche la scena in cui la madre suona il violino e tutti la guardano ammirati è stata toccante, perché è l’ultima occasione in cui la famiglia si ritrova insieme. Il momento più commovente per me è il finale: il protagonista, Joseph, torna a Parigi e abbraccia i suoi cari. Poi, inizia una musica triste, non si sentono le parole, ma sono riuscita a capire che il ragazzo chiede alla famiglia dov’è il padre e nessuno gli risponde. Solo il fratello, con cui ha condiviso tutto il viaggio, trova le parole giuste per dirgli che il padre è stato arrestato e poi deportato. Joseph allora scoppia in lacrime. La scena si chiude con la sua biglia preferita che gli scivola dalle mani e rotola sul marciapiede. Un dottore ebreo aveva detto a Joseph che, mentre delirava per la meningite, aveva sempre tenuto stretta in mano la sua biglia preferita, così l’uomo gli aveva consigliato di fare lo stesso con la sua vita. Effettivamente, per tutto il film, il protagonista tiene stretta la sua biglia ma alla fine la lascia cadere. La biglia che rotola a terra mi fa pensare al fatto che la vita va avanti nonostante tutto. Infatti Maurice e Joseph, dopo tutte le difficoltà e le sofferenze, trovano la forza di lottare per avere un futuro migliore: mentre scorrono i titoli di coda si vedono i due fratelli abbracciati che mandano avanti il negozio del padre.” (LARA)


“Questo film, a mio parere, è molto commovente e mi ha suscitato mille emozioni diverse. È semplicemente impensabile che due piccoli fratelli da un momento all’altro si debbano separare dalla famiglia e affrontare da soli cose più grandi di loro, consapevoli di quanto fosse pericoloso ciò che stava succedendo nel mondo. Mi si stringe il cuore se penso al fatto che quei due piccoli ragazzini tentassero continuamente di sfuggire ai tantissimi soldati; ho ammirato il loro coraggio e ho più volte pensato a quello che provavano nel non ricevere alcuna informazione sui loro genitori e fratelli. A loro era stato negato il diritto al gioco, all’istruzione alla socialità, insomma alla vita. Consiglio questo film ai ragazzini della mia età perché fa riflettere su quanto noi siamo fortunati a vivere in un periodo storico diverso. Ne ho tratto tanti insegnamenti proprio come quello che il papà di Joseph, il più piccolo dei due fratellini, prima della separazione ha tentato di dare a suo figlio, ricordo che gli disse di non guardare mai indietro perché questo potrebbe fare male. Questa frase vuol dire che bisogna sempre tenere lo sguardo avanti, al futuro e a quanto di bello può riservare.” (MARIA FRANCESCA)

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