Perché la memoria non abbia fili spinati
Lunedì 27 gennaio, in occasione della Giornata della memoria, abbiamo letto una storia realmente accaduta. La storia raccontava di un bambino ebreo che riuscì a fuggire dai nazisti perché fu trasportato in Inghilterra con i Kindertransport, cioè dei mezzi che portavano al sicuro i bimbi ebrei fuori dalla Germania. Lev, che in ebraico significa cuore, era un bambino ebreo che viveva in Germania.
Lev aveva una sorella che si chiamava Hannah, il papà lavorava in fabbrica, mentre la mamma si occupava dei bambini. Lui era appassionato di francobolli, infatti ne aveva una collezione vastissima. Quando entrarono in vigore le leggi razziali, Lev aveva 9 anni. Una notte terribile poi, quanto Lev aveva 12 anni, i nazisti bruciarono tutte le sinagoghe, le case degli ebrei e i loro negozi. La famiglia di Lev pensò di scappare. Per prima riuscì a scappare la sorella Hanna nel 1938, poi scappò Lev nel 1939, grazie a sua sorella ed a una signora inglese che ebbe compassione di lei e decise di offrire la quota perché anche Lev potesse essere portato via dalla Germania. Arrivato alla stazione Lev aveva solo una valigia con dentro la sua collezione di francobolli, un soldato gliela portò via, lui si ribellò ma venne picchiato. Arrivato, Lev si stabillì in un campo con i suoi amici, ogni giorno una famiglia inglese veniva a prendere un bambino per portarlo a casa con loro. Lev era in una casa di campagna e mangiava pane, verze, patate e tutte le verdure che gli danno, a volte anche uova. Passata la guerra sua mamma è riuscita a raggiungerli, il papà anche, ma morì subito perché la guerra lo aveva devastato. Attualmente Lev ha una famiglia bellissima e vive sereno, guardando più al futuro che non al passato.
Questa storia ci ha fatto capire che, anche se sembra ormai tutto finito, c’è sempre la speranza che le cose si possano sistemare. Questa storia ha un lieto fine, ma un lieto fine di questo genere non c’è quasi mai in questi racconti, purtroppo.
Dopo aver letto questa storia abbiamo visto il film Il bambino con il pigiama a righe.
Questo film, secondo noi, serve a mostrare alle persone dove la crudeltà umana possa arrivare; noi pensiamo che ognuno è diverso, ma è nelle nostre diversità che scopriamo l’amicizia, l’amore e la gioia. Nei campi di concentramento rinchiudevano anche i bambini, ma loro non conoscevano la realtà e alcuni erano appena nati, cosa ne sapevano dell’economia e delle scelte dei grandi? Li imprigionavano solo perché erano di una razza diversa da loro. Ancora oggi si fanno discriminazioni in base a diversità come il colore della pelle , la religione o la situazione economica. Nessuno è perfetto, ma si devono ascoltare le opinioni di tutti e noi sogniamo la pace in tutto il mondo.
La celebrazione si è conclusa con il lavoro che hanno svolto i ragazzi della 3^A che sono venuti nella nostra classe ad approfondire l’argomento. Hanno fatto un power point attraverso il quale ci hanno spiegato ciò che è accaduto circa 75 anni fa e quello che succedeva dentro i campi di concentramento di Auschwitz ai bambini e agli adulti ebrei, oltre che ad altri gruppi di persone come zingari ed omosessuali. Ci hanno raccontato la storia di Liliana Segre che ha vissuto un anno e mezzo nel campo di Auschwitz. Liliana aveva solo il papà, sua mamma era morta pochi mesi dopo la sua nascita. Liliana Segre, che è diventata senatrice a vita, pensa che raccontare sia molto importante e che serva ad non dimenticare e a non far accadere mai più questa cosa.
I ragazzi di 3^A ci hanno raccontato anche la storia di Primo Levi. Lui per un po’ di tempo visse in un campo di sterminio e scrisse anche un libro per non dimenticare che si intitola “Se questo è un uomo”. Anche il power point con la spiegazione dei ragazzi più grandi ci ha aiutato a capire che quello che è successo è gravissimo e non si deve più ripetere.
Diletta e Aurora – 1C