Ma chi era Enrico Medi?
Il nostro Istituto comprensivo si chiama “Enrico Medi”, ma chi era questo uomo? Incuriosito ho condotto delle ricerche.
Enrico Medi nacque a Porto Recanati il 26 aprile 1911. Quando nel 1920 la famiglia si trasferì a Roma, frequentò prima il collegio ed in seguito il Liceo classico. Successivamente nel 1932, a ventuno anni, si laureò in fisica, fu allievo di Enrico Fermi. Nel 1937 ottenne la libera docenza in Fisica terrestre e cinque anni dopo iniziò a insegnarla nell’università di Palermo. Poi fece parte dell’Assemblea Costituente come deputato nel 1946. Due anni dopo partecipò alla prima legislatura della Repubblica Italiana come deputato. Nel 1949 diventò direttore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e nel 1958 divenne vicepresidente dell’Euratom.
Negli anni cinquanta divenne conduttore di Le avventure della scienza. Il 20 luglio 1969 condusse in diretta Rai lo sbarco sulla luna insieme a Tito Stagno, Andrea Barbato e Pietro Forcella. In questa occasione gli italiani, e non solo gli italiani, poterono ammirarlo e ascoltarlo la notte in cui l’astronauta Armstrong sbarcò sulla Luna ed Enrico Medi commentò con acume geniale e chiarezza eccezionale lo storico evento. Decine di milioni di ascoltatori rimasero inchiodati al televisore a sentirlo e gli scienziati della NASA lo ammirarono. Da quella notte d’estate, venne chiamato dal gran pubblico «Lo scienziato della luna».
Enrico Medi amava immensamente la scienza e voleva renderla accessibile e simpatica a tutti. Quando parlava, lo capivano anche i bambini. Pure gli avversari politici restavano affascinati dalla sua personalità; la scienza, sulle sue labbra, irradiava luce, la luce di Dio.
Quando un giorno qualcuno gli domandò se c’era contrasto tra scienza e fede lui rispose: «È come se tu mi domandassi se c’è contrasto tra i piedi e la testa. I piedi camminano, la testa li guida sulla via da percorrere. I piedi sorreggono la testa e la testa guida nella luce il cammino tentennante dell’uomo».
Ogni giorno, passava un lungo tempo a leggere la Sacra Scrittura e in ogni pagina dell’Antico e del Nuovo Testamento vi trovava Gesù Cristo vivo. Meditava e pregava con la fede semplice di un bambino e la lucidità del grande uomo di scienza. Ogni giorno andava alla Santa Messa e si accostava alla Comunione eucaristica e Gesù diventava l’Amico divino insostituibile, l’intimo della sua vita, la passione ardente della sua anima, Colui che lo spingeva ad amare e a donarsi senza tregua in posti di alta responsabilità. Quando tornava dalla Messa, con l’anima ricolma di Gesù, si raccoglieva ancora in silenzio e scriveva le sue riflessioni sul Vangelo ascoltato in ogni giorno. Ne sono nate pagine splendide, degne di un autore spirituale, di un mistico. Grazie alla riflessione assidua sulla Sacra Scrittura e alla meditazione sui grandi Maestri del Cattolicesimo, primo tra tutti san Tommaso d’Aquino, era diventato un credente eccezionale, ricco di una fede pensata. Qualcuno disse che era un fanatico. Medi rispondeva sereno e lieto: «Credo in Dio come sul fatto che cinque per otto fa quaranta. Allo stesso modo credo nella legge di Ohm: quando vedo un filo staccato, so che la corrente non passa né potrà passare mai finché non si riattacca il filo. Se questo è fanatismo religioso, sì, io sono un fanatico».
Nel 1970 Enrico Medi fece parte del comitato promotore del referendum abrogativo che in Italia aveva introdotto il divorzio. Poi, sempre nel 1970 divenne Cavaliere dell’Ordine civile di Savoia. La sua carriera giunse il suo apice nel 1971 in cui vinse le elezioni comunali di Roma. Questo lo riportò nella Camera dei deputati fino alla sua morte il 20 maggio 1974.
Nel 1996 è stata aperta a Senigallia la fase diocesana del processo di canonizzazione, per cui la Chiesa cattolica gli ha assegnato il titolo di Servo di Dio. La fase diocesana si è conclusa il 26 ottobre 2013.
In sintesi, Enrico Medi fu uno scienziato e divulgatore marchigiano che in epoca di scientismo materialista proponeva ai giovani lo studio scientifico della Natura in una prospettiva che avvicina l’uomo al divino.
La sua frase celebre: L’uomo diventa grande quando nella sua piccolezza raccoglie la grandezza dei cieli e lo splendore della terra e al Padre comune li offre in adorazione e in amore.
Alessandro, 3A