La mia esperienza tra l’Italia e il Bangladesh

Io mi chiamo Afia e sono nata in Italia, ma sono originaria del Bangladesh. Frequento la Scuola Secondaria di Porto Recanati dove, oltre a me, ci sono diversi ragazzi extracomunitari, tra cui alcuni nati qui e altri arrivati da pochi mesi o anni.

Oggi i protagonisti di quest’articolo siamo proprio noi stranieri e vi parlerò di me in modo che riusciate a capire meglio gli extracomunitari e quanto sono sbagliati gli stereotipi sugli stranieri.

Non sto dicendo che tutti hanno idee negative su di noi, però alcuni pensano che tutti gli stranieri sono sporchi, hanno i pidocchi, sono maleducati ecc… ma sono molto grata verso quelle persone che non la pensano così.

Adesso vi parlerò di me: come ho accennato prima, sono di origine bengalese, però siccome sono nata qui, so parlare bene l’italiano.

A scuola e con i miei amici, anche con quelli che sanno il bengalese, parlo in italiano, mentre a casa parlo in bengalese. Ci sono delle volte in cui penso che non so bene nessuna delle due lingue solo perché non riesco a spiegare quello che voglio: per esempio quando devo spiegare una cosa in bengalese, mi vengono in mente modi in cui potrei spiegare però in italiano e viceversa. Un’altra cosa che mi capita mentre parlo è che faccio un grosso miscuglio delle due lingue: per esempio quando devo raccontare una cosa a mamma, metà delle parole che uso sono bengalesi, mentre l’altra metà delle parole sono in italiano.

Un’altra situazione in cui mi trovo molto spesso è la seguente: una persona mi chiede quanti fratelli e sorelle ho. Io rispondo che sono figlia unica e loro rimangono a bocca aperta. Dopo un po’ dicono che questa è una cosa molto strana per i Paesi asiatici e a me sembra di aver detto una cosa assurda; però per fortuna ci sono persone che la prendono normalmente.

Non sto dando la colpa alle persone che fanno questi commenti perché è normale che loro la pensano così, poiché spesso in giro si vede e si sente che le persone asiatiche hanno molti figli; però vi voglio informare che ci sono persone che sono figli unici anche in paesi asiatici.

Se prendiamo in considerazione la scuola, allora devo dire che non ho mai avuto molta difficoltà, almeno non per la lingua e i miei compagni pensano che sono un genio, anche se non è vero.

Riguardo la cultura, le tradizioni e la storia bengalese non so tanto, o meglio, li so però non molto approfonditamente. Per esempio, ci sono delle feste bengalesi che si festeggiano ma non so il motivo, di solito conosco solo l’evento preparato per il giorno festeggiato, però piano piano sto imparando.

Quando vado in Bangladesh e sto con i miei cugini, qualche volta non ho la minima idea di quello di cui parlano, oppure rimango zitta perché non so cosa dire e il motivo è che vivo all’estero. Anche se il Bangladesh si sta modernizzando e le case non sono più come quelle tradizionali, sono comunque molto diverse dall’Italia ed io ho difficoltà ad abituarmi a tante cose quando vado lì, anche allo stesso clima, ma nello stesso tempo quando ritorno devo riabituarmi a tutto ciò che è europeo e italiano.

Io mi sento straniera sia in Bangladesh che in Italia: in Italia perché sono di origine bengalese, mentre in Bangladesh perché sono nata e sto crescendo all’estero. Proprio per questo motivo mi sento divisa a metà, e da quando sono ritornata dalle mie vacanze estive, questo sentimento è diventato più forte.

Quando dopo le vacanze in Bangladesh dovevo ritornare qui, speravo di riuscire a rimanere lì con i miei parenti ancora un po’, ma una parte di me era anche felice di ritornare in Italia. Comunque sia, io non potrei neanche immaginare di lasciare l’Italia e vivere da un’altra parte, non potrei immaginare di vivere senza tutto quello che ho qui: le mie amiche, la mia scuola e Porto Recanati. Mi piace stare in Italia però spero anche di riuscire ad andare più spesso in Bangladesh, trascorrere più tempo con i miei parenti e conoscere meglio il mio paese di origine.

Afia, 2A

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