La giornata nazionale dello spazio

Il 16 dicembre è la Giornata Nazionale dello Spazio. Quest’ anno si celebrano i sessant’ anni dal lancio del San Marco 1 e, per questa occasione, abbiamo potuto partecipare ad una conferenza in diretta streaming da Roma, introdotta dal Presidente dell’Agenzia Spaziale italiana (ASI) Teodoro Valente, invitati dalla rete di scuole del Compita Marche, di cui il nostro Istituto fa parte. Abbiamo appreso tante informazioni con interesse  e con orgoglio per essere italiani.

Per lanciare in orbita un satellite si devono raggiungere i 28.000 km/h, l’orbita si divide in: Leo= orbita bassa terrestre, Meo= orbita media più lontana di Leo, Geo= orbita geostazionaria utile alla comunicazione, Polari= passano sopra ogni punto della Terra; il luogo migliore per lanciare un satellite è dalla Florida. Il San Marco 1 è una sfera bianca e nera di 66 centimetri per 115 chilogrammi con quattro antenne che servono a collegarsi dallo spazio alla Terra, è alimentato a batteria di 12w. Il 15 dicembre 1964 il team guidato da Luigi Broglio, a bordo di un vettore scout chiamato San Marco 1, arrivò nello spazio da una piattaforma oceanica realizzata da Broglio e dal suo amico Carlo Buongiorno. Grazie a questo lancio l’Italia divenne terza potenza nel campo spaziale dopo Unione Sovietica e Stati Uniti e la sua missione aprì la strada ad altri quattro San Marco lanciati tra il 1967 e il 1988. Luigi Broglio, nato l’11 novembre 1911 e morto 14 gennaio 2001, voleva portare l’Italia nello spazio, infatti l’Italia creò una grande innovazione: la prima legge nazionale sullo spazio. Broglio è riuscito a sfruttare al meglio le risorse ed è riuscito a fare qualcosa di significativo, iniziò la sua carriera come professore universitario e un giorno invitò a cena gli americani e li convinse a prestargli un razzo. Durante l’ultimo lancio si ruppe l’orologio della torre di controllo e Broglio calcolò il lancio con il suo orologio da polso, tutto andò per il meglio perché questo scienziato era molto ingegnoso. Carlo Buongiorno nato il 12 marzo 1930 e morto il 26 novembre 2011, pagò alla Nasa i razzi scout per il lancio del  San Marco 1 per un dollaro e fu il primo direttore e capo dell’Agenzia Spaziale Italiana. Nell’ Agenzia Spaziale Europea non ci sono solo paesi europei, ma anche altri. L’ Italia, infatti, è il partner dei paesi africani che stanno iniziando ad andare nello spazio.

In seguito, durante la conferenza, ci siamo collegati con Anthea Comellini, di 32 anni, che ha conseguito la laurea triennale in ingegneria aerospaziale presso il politecnico di Milano nel 2014. Nel 2021 ci furono le selezioni e nel 2022 c’erano dodici ragazzi e dodici ragazze ingegneri aerospaziali italiani e astronauti di riserva di cui lei faceva parte. Ci ha raccontato che fin da piccola era attratta dallo spazio dove ci sono tanti rischi, ma qualche volta vale la pena rischiare perché andare nello spazio ci permette di migliorare la vita sulla Terra. Si possono lanciare i satelliti ma bisogna farlo con coscienza permettendo ai satelliti di rientrare una volta finito il loro compito. “Non importa quante volte si cade ma quante volte ci si rialza”, è stato il suo principale insegnamento.

A metà conferenza sono intervenuti due famosi influencer, Astro Viktor e Jakidale per arrivare a noi ragazzi in un modo in cui la comunicazione fosse più accessibile possibile, nonostante la complessità degli argomenti a livello tecnico. Ci hanno spiegato il progetto del San Marco, introducendo il riferimento ad altre grandi personaggi importanti della storia, come Fanfani che in un incontro con Charles de Gaulle, generale francese,  raccontò del successo dell’Italia e il generale  “rimase pietrificato” perché non sapeva del lancio di San Marco 1 e l’Italia aveva superato la Francia.

Infine abbiamo avuto il collegamento con Sofia Fatigoni,  un’astrofisica del Polo Sud, che ha parlato della meraviglia del suo lavoro, nonostante i tanti sacrifici.

Questa conferenza è stata tanto interessante, perché ci si è aperto un mondo, quello dello spazio, abbiamo capito meglio anche come funzionano i satelliti che ci permettono di localizzare i luoghi, ad esempio, attraverso google maps.

Inoltre, chissà, può darsi che qualcuno di noi un giorno farà ricerca, diventerà come i ragazzi che abbiamo visto alla base italiana in Kenia, o quelli nelle altre basi spaziali, e come ci è stato detto, lo sguardo allo spazio, servirà a farci vivere meglio sulla Terra!

Rebecca, Lucia, Elisa e Aurora – 1°A

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