Il Carnevale dal ‘400 ad oggi

Il Carnevale è una festa che si celebra in molti paesi del mondo, soprattutto quelli di culto cattolico. Ogni anno il Carnevale si celebra in date diverse, il giorno prima delle Ceneri; quest’anno viene festeggiato dall’11 di febbraio il “Giovedì grasso” al 16 febbraio il “Martedì grasso”.

La parola ‘Carnevale’ deriva dal latino “carnem levare” (eliminare la carne), visto che rappresentava l’ultimo giorno in cui si poteva mangiare la carne, perché il mercoledì dopo, sarebbe incominciata la Quaresima.

I maggiori festeggiamenti avvengono il “Giovedì grasso” e il “Martedì grasso” con parate in maschera molto colorate e gioiose.

Non si sa con precisione quando sia iniziata questa tradizione, ma possiamo esser certi che già nel Quattrocento esisteva.

Durante il Carnevale, nella Firenze del Quattrocento, si svolgevano già sfilate di carri allegorici accompagnati in musica da persone in maschera che cantavano i “canti carnascialeschi”, testi ironici pieni di allusioni, nati per essere accompagnati dalla musica. Ben presto questi canti divennero molto famosi e andarono di moda anche nelle corti e molti letterati cominciarono a comporli.

Tra questi troviamo anche Lorenzo de’ Medici (1449-1492), detto “Lorenzo il Magnifico”, il famoso “ago della bilancia”.

Lui stesso si ispirò ai canti carnascialeschi per comporre poesie che, partendo da spunti popolari, erano destinate a un pubblico colto e raffinato.

Un famoso canto di Lorenzo de’ Medici è la Canzona di Bacco, una ballata composta da otto strofe in rima, che terminano tutte con la stessa frase: “Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza”.

Già da questa frase capiamo il vero senso della ballata, dove l’autore vuole dire che bisogna godere ogni attimo della giovinezza che poi non torna più.

Nella ballata si ritrovano molti personaggi fantasiosi tra cui Bacco, Arianna, i satiri e le ninfee.

Riporto il testo per intero:

Quant’è bella giovinezza
che si fugge tuttavia:
chi vuol esser lieto, sia,
di doman non c’è certezza.

Quest’è Bacco e Arianna,
belli, e l’un dell’altro ardenti:
perché ‘l tempo fugge e inganna,
sempre insieme stan contenti.
Queste ninfe e altre genti
sono allegre tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia,
di doman non c’è certezza.

Questi lieti satiretti,
delle ninfe innamorati,
per caverne e per boschetti
han lor posto cento agguati;
or da Bacco riscaldati,
ballon, salton tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia,
di doman non c’è certezza.

Queste ninfe anche hanno caro
da lor essere ingannate:
non può fare a Amor riparo,
se non gente rozze e ingrate;
ora insieme mescolate
suonon, canton tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia,
di doman non c’è certezza.

Questa soma, che vien drieto
sopra l’asino, è Sileno:
così vecchio è ebbro e lieto,
già di carne e d’anni pieno;
se non può star ritto, almeno
ride e gode tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia,
di doman non c’è certezza.

Mida vien drieto a costoro:
ciò che tocca, oro diventa.
E che giova aver tesoro,
s’altri poi non si contenta?
Che dolcezza vuoi che senta
chi ha sete tuttavia?
Chi vuol esser lieto, sia,
di doman non c’è certezza.

Ciascun apra ben gli orecchi,
di doman nessun si paschi;
oggi sian, giovani e vecchi,
lieto ognun, femmine e maschi.
Ogni tristo pensier caschi:
facciam festa tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia,
di doman non c’è certezza.

Donne e giovinetti amanti,
viva Bacco e viva Amore!
Ciascun suoni, balli e canti,
arda di dolcezza il core,
non fatica, non dolore!
Ciò c’ha a esser, convien sia.
Chi vuol esser lieto, sia,
di doman non c’è certezza.

Il tema centrale, espresso fin dai primi versi e dalla ripresa (“Quant’è bella giovinezza, | che si fugge tuttavia!”), è la giovinezza gioiosa, ma effimera, in quanto solo di passaggio. Il poeta invita quindi a godere di questi momenti lieti, dal momento che passeranno rapidamente e non si possono conoscere gli avvenimenti futuri.

L’originalità del testo del Magnifico è la vivacità popolare con cui riesce ad esprimere questo amaro concetto. Tutto il componimento è caratterizzato da una forza gioiosa, velata pacatamente da un sentimento di malinconia, dettato dall’incertezza del domani e dal fuggire del tempo. Solo la festa e la gioia dell’amore e dell’ebbrezza permettono di dimenticare questi tristi aspetti della vita.

La tradizione di svolgere parate e sfilate per il Carnevale, dal Quattrocento, giunge fino ad oggi. I bambini, i ragazzi, ma anche gli adulti che vogliono divertirsi spensieratemente , aspettano questa festa per indossare le loro maschere, divertirsi con gli amici e mangiare dolci caratteristici del Carnevale.

Diletta – 2C

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