I botti di fine anno: maneggiare con cura!
Ieri, 11 dicembre 2023, nell’ Auditorium della nostra scuola, noi ragazzi della scuola secondaria, abbiamo incontrato degli artificieri antisabotaggio del comando provinciale carabinieri di Ancona.
Uno di loro ci ha parlato della pericolosità dell’ uso dei fuochi d’artificio, lui li ha chiamati
“giochi” e sono molto pericolosi. Ne esistono di 4 categorie: F1 F2 F3 F4, ognuna ha un livello di
pericolosità e per gli F1 F2 F3 servono particolari licenze .
Siamo stati messi in guardia in particolare su alcuni aspetti:
- Ogni “gioco” che si compra deve avere un’ etichetta, questa etichetta serve a capire se i
fuochi sono legali, testati, proprio perché esistono nel mercato dei fuochi illegali da non
comprare assolutamente perché sono pericolosi; - Per usare questi giochi servono almeno 14 anni e non vanno sparati dentro casa perché si
rischia che qualcosa prenda fuoco; - Se si ha un animale domestico è meglio non sparare i fuochi perché possono spaventare i
nostri amici a quattro zampe; - Non bisogna mai andare a raccogliere un petardo o qualsiasi altro gioco che troviamo a terra e se ne accendiamo uno che non scoppia non dobbiamo assolutamente raccoglierlo perché ci può esplodere nelle mani nel momento che lo raccogliamo, ma dobbiamo subito chiamare la finanza che verrà a recuperarli in totale sicurezza;
- Bisogna seguire le norme di sicurezza scritte all’esterno della scatola e soprattutto non
buttarle contro un amico o familiare perché la vittima anche fosse uno scherzo si potrebbe fare gravemente male.
Questo incontro per me è stato molto interessante perché spesso, soprattutto durante le
vacanze di Natale e a Capodanno, si sente parlare di numerosi incidenti che capitano perché
non si fa attenzione con questi “giochi”, o addirittura qualcuno prova a creare dei “botti”
artigianalmente senza pensare alle conseguenze che potrebbero essere anche molto gravi.
Quindi, io ringrazio queste persone che vanno ad informare i ragazzi nelle scuole, perché come
si dice, “è meglio prevenire che curare”.
Edoardo I A