Genere: testo descrittivo (animali)
Kiwi, il mio pappagallo
Il mio pappagallo si chiama Kiwi. È un parrocchetto monaco ed è tutto verde. Credo che non ami farsi accarezzare.
Il giorno che l’ho adottato era il 9 Agosto 2022, appena mi ha guardato ho capito subito che saremmo stati amici, ma lui mi guardava molto male, come quando un falco avvista la preda. Era in una gabbia con altri pappagalli e tra questi ce ne era uno giallo che è stato affidato a mia sorella.
La prima volta dovevamo fare il passaggio dalla vecchia gabbia alla nuova e quindi dovevamo farli uscire. La “bestia” mi è salita sulla spalla e ha cominciato a mordermi l’orecchio. Dopo mezz’ora ha mollato la presa, anche se mi aveva ferito il lobo.
Non ho un grande rapporto con lui, perché se provo ad accarezzarlo mi stacca un dito, quindi direi che con me è feroce e selvatico. Credo che ce l’abbia proprio con me e che mia sorella gli abbia fatto un incantesimo stregandolo!
Ama sgranchirsi le ali, togliersi le piume e… staccarmi le dita a morsi. Le sue attività giornaliere sono: distruggere tutto quello che vede (ovviamente gli piace soprattutto distruggermi il dito), volare, dormire, strafogarsi di semi di girasole e di verdura.
Il processo di riproduzione del pappagallo parrocchetto è molto lungo, con durata di uno o più anni e avviene così: i maschi pensano al nido che deve essere posizionato in un luogo caldo e buio e deve avere un buco per la femmina, dopo sei mesi la femmina depone le uova e dopo qualche settimana le uova si schiudono, così nascono i piccoli.
Non so se i nostri ci faranno mai questa sorpresa! Comunque fanno parte della famiglia. Al mio pappagallo, anche se è una belva o una bestia alata, come mi piace soprannominarlo, e mi stacca un dito anche senza motivo, voglio molto bene.
Leonardo, 1^A