Genere: giallo
Un coltello all’improvviso
In una calda giornata d’inverno, per la strada camminavano poche persone e c’ero anche io. Ad un certo punto sentii un urlo alle mie spalle e mi girai di scatto: una ragazza era stata accoltellata e il colpevole stava fuggendo.
Io mi misi subito a inseguirlo, mentre le altre persone lì intorno accorsero dalla poveretta. Mentre io correvo, notai che una macchina mi seguiva lentamente e così passai sul marciapiede per evitare il rischio di essere investito, ma la macchina fece come un salto e si schiantò sul marciapiede.
Io feci un salto ancora più alto di quello che aveva fatto la macchina e continuai a inseguire il malvivente. Con la macchina incastrata sul marciapiede, pensai che niente avrebbe potuto fermarmi, visto che ero molto vicino a lui e lo stavo per prendere, ma invece… un’altra macchina sbucò non so da dove all’improvviso e mi investì. Fortunatamente svenni ma non mi feci molto male, però mi risvegliai in ospedale.
Chiesi della ragazza e dell’uomo che inseguivo, e seppi che la ragazza era morta perché i soccorsi non erano arrivati in tempo e anche perché lei aveva perso troppo sangue, mentre l’uomo era scappato. Ribollivo di rabbia, ma non mi sarei potuto muovere da lì, vista la mia situazione: infatti sarei dovuto restare in ospedale per almeno altri due giorni.
Tornato a casa, la trovai vuota: non c’era più niente! Cercai ovunque, ma trovai solo la mia ps5 (con i controller), il mio divano e il mio letto. Mi chiesi chi fosse entrato in casa mia e perché, e arrivai a una conclusione: coloro che erano entrati in casa erano quegli uomini che avevano anche ucciso quella ragazza in quanto si erano accorti che ero proprio io che li stavo inseguendo. In quell’esatto momento giurai che li avrei trovati e che li avrei consegnati alla polizia io stesso. Iniziai la mia ricerca uscendo di casa e andando dove la ragazza era stata accoltellata: c’erano ancora le tracce di sangue.
Iniziai a provare un così forte disgusto verso quelle persone che quasi vomitai. Ripercorsi la strada dove avevo inseguito il malintenzionato, andai nel punto dove ero stato investito e vidi un uomo per terra e tanta altra gente che era accorsa a vedere. L’uomo aveva vicino un coltello sporco di sangue e capii che anche lui era stato ucciso. Forse questi potevano essere degli indizi, ma non riuscivo a decifrarli, comunque iniziai la mia ricerca per trovare il colpevole.
Incominciai a camminare verso casa e per poco non finii ucciso (per l’ennesima volta): un uomo sbucò dall’angolo dietro casa mia e provò ad accoltellarmi. Io gridai, cercai di scappare, ma quello cominciò a inseguirmi. Con un salto all’indietro gli arrivai alle spalle e gli rubai il coltello; gli puntai il coltello alla gola e camminammo in questo modo fino alla centrale di polizia più vicina. Una volta lì raccontai tutto alla polizia e l’uomo fu interrogato e arrestato.
Grazie a lui scoprirono dove si nascondevano gli altri membri della banda e furono tutti condannati all’ergastolo. I poliziotti scoprirono anche il motivo di quell’assassinio: la donna, infatti, aveva litigato con uno dei membri della banda il giorno prima e voleva rivelare alla polizia i loro loschi traffici. L’altro uomo ucciso era un altro membro della banda, era innamorato della ragazza, avrebbe voluto vendicarla, ma anche lui finì male. Inoltre, la polizia scoprì nel nascondiglio dei malviventi tutti i miei mobili e il resto della mia roba.
Dopo quegli eventi ritornai a vivere una vita normale, anche se, ogni singola notte, mi sembra sempre che qualcuno mi stia osservando…
Alessandro 1^A