Con Amudsen e Scott il Polo Sud è più vicino
Il 25 Novembre, nell’auditorium dell’ istituto comprensivo E.Medi di Porto Recanati, si è tenuta una conferenza tenuta dal Prof. Claudio Bernacchia, dirigente scolastico dei licei di Recanati e dell’istituto professionale Bonifazi. Ci sono state spiegate, tramite numerosissime immagini ed un avvincente racconto, tutte le dinamiche che hanno portato all’esplorazione del Polo Sud.
L’Antartide, quarto continente per estensione, è una terra completamente ghiacciata dove le temperature arrivano al di sotto dei quaranta gradi. Ultimo degli ambienti ad essere esplorato, fin da subito rappresenta una vera e propria sfida per le due nazioni che si sono prefiggono l’obiettivo di raggiungerlo: l’Inghilterra e la Norvegia. La prima ha per comandante della spedizione Robert Falcon Scott, mentre la seconda, Roald Amundsen. Due personalità davvero diverse tra loro: premuroso e attento l’uno, individualista e arrivista l’altro. Scott organizza la sua spedizione per scopi scientifici, è un esploratore di professione, per cui raduna una squadra di scienziati ed intellettuali in grado di ritrarre e descrivere al meglio i paesaggi mai visti. Decide di portare con sé anche un fotografo per poter mostrare al meglio quei luoghi dall’atmosfera magica nelle conferenze che conta di fare una volta tornato. I mezzi che predilige per gli spostamenti sul Polo sono le motoslitte e i pony bianchi della Manciuria, ritenuti una razza tipicamente adatta a camminare sul giaccio e a sopportare le rigidissime condizioni climatiche. Questa si manifesterà subito una credenza fasulla, infatti i cavalli si rivelano inadatti a quei luoghi. Roald Amundsen, invece, crea una squadra di “sportivi” composta da esperti nello sci, rapidi e instancabili negli spostamenti sulla neve. Ai cavalli egli predilige i cani, i quali sopportano bene il freddo e trainano energicamente le slitte.
Il primo giugno del 1910 la Nave Terranova salpa da Londra con l’obiettivo di approdare in Antartide. Gli inglesi ignorano che la stessa missione sia stata intrapresa dal Norvegese Roald Amundsen. Quest’ultimo infatti non aveva rivelato le sue vere intenzioni neanche ai suoi finanziatori dichiarando di voler raggiungere il polo Nord circumnavigando l’America del sud. I norvegesi approdano al Polo qualche mese prima degli inglesi, ma sono costretti ad affrontare delle tempeste di neve che metteranno a dura prova la squadra anche perché Amundsen non si dimostrerà un capitano in grado di pensare ai suoi compagni ma li abbandonerà al loro destino preoccupandosi esclusivamente di salvare se stesso. Passata la tempesta e ritrovatisi quasi tutti al campo base Mc Murdo, iniziano finalmente a progettare il tragitto per raggiungere il punto più a sud del Polo e potervici piantare la bandiera norvegese prima che lo facciano gli inglesi. L’ aspetto fondamentale è riuscire a calcolare bene le distanza tra una stazione di rifornimento di viveri e l’altra. Viste le temperature estremamente basse, un errore di calcolo nel tragitto può significare non solo il fallimento della spedizione, ma anche la morte di tutta la squadra. Nell’ottobre del 1911 entrambe le squadre, inconsapevoli l’una dell’altra, partono dai rispettivi campi base, la Baia delle Balene per gli inglesi e Mc Murdo per i norvegesi, con un obiettivo: raggiungere il punto più a Sud del Polo.
Le differenze caratteriali e culturali dei due comandanti si rivelano davvero significative per il successo della missione. Bisogna infatti dire che Amundsen, sicuramente appartenente ad una cultura meno civilizzata e sofisticata di Scott, non ha problemi a portare con sé i cani da slitta molto più utili dei cavalli perché sopportano bene il freddo e trainano instancabilmente le slitte. Egli non dimostra alcuna difficoltà nella loro gestione perché sa domarli con il bastone. Inoltre finite le risorse alimentari, essi possono essere sfruttati come cibo, cosa da non trascurare in un ambiente in cui le risorse energetiche si bruciano molto in fretta.
Scott invece, eroe romantico, non solo preferisce non portare con sé i cani perché non sa come tenerli docili, ma si lascia impietosire dalla sofferenza dei cavalli che avrebbero dovuto trainare le scorte nelle varie stazioni di rifornimento prestabilite. Di fronte alle estenuanti lamentele dei suoi animali, decide di anticipare di quindici chilometri l’ultima base con i rifornimenti. Decisione che Scott e i suoi compagni pagheranno con la vita. Amundsen seguendo alla lettera i suoi piani e piegando con la frusta i suoi cani da slitta giungerà per primo al punto più estremo dell’Antartide e vi pianterà la bandiera norvegese. Quando Scott giunge sul posto scopre con grande stupore di non essere arrivato per primo alla tanta desiderata meta. Il viaggio di ritorno non si rivela per gli inglesi facile e rapido come quello dei norvegesi, i quali riescono a ritornare a Mc Murdo e ad imbarcarsi sulla loro nave la Fram per far ritorno verso casa senza particolari difficoltà.
Gli inglesi sono a corto di viveri, in quanto anche il calcolo delle razioni alimentari per il fabbisogno giornaliero sono altamente al di sotto di quelle necessarie. I cavalli inoltre non riescono a sopravvivere, per cui gli uomini sono costretti a spingere le slitte con le proprie forze. Esausti, denutriti e con parte dei loro arti congelati, gli uomini di Scott sono allo stremo e cedono proprio quindici chilometri prima dell’ultima base di rifornimento quegli stessi che avevano magnanimamente risparmiato ai loro cavalli. I loro corpi verranno ritrovati abbracciati dentro una tenda insieme al diario di Scott, nelle ultime pagine del quale, consapevole di morire, rivolge i suoi pensieri alla famiglia chiedendo a chi avrebbe ritrovato i loro corpi di aiutare i suoi figli.
Oggi in quel triste luogo è stata innalzata una tenda a ricordo dell’eroica impresa condotta da Scott e i suoi compagni.
La Redazione – 3C