I fratelli Brancondi
I fratelli Paolo Brancondi (nato a Porto Recanati, 16 luglio 1906) e Bruno Brancondi (anche lui nato a Porto Recanati, 14 agosto 1921) furono due importanti figure di attivisti dell’antifascismo e della Resistenza italiana. Furono uccisi dai nazisti nelle campagne di Castelfidardo il 29 giugno del 1944.
Dopo l’armistizio del 1943, la Resistenza si organizzò in GAP, famosi per i tentativi di sabotaggio contro le truppe tedesche e fasciste.
Nell’aprile del 1944 Loreto fu occupata dall’esercito tedesco e contro di esso nel mese successivo, si costituì il CLN e parallelamente, il “Gruppo Brancondi”, con a capo l’ingegner Paolo. Il Gruppo era composto da ufficiali e uomini di cultura, tra cui suo fratello Bruno. L’intento della formazione partigiana era quello di catturare spie fasciste su segnalazione di Radio Bari ed il sabotaggio delle linee telefoniche e telegrafiche e dei collegamenti stradali.
Il 20 giugno il gruppo Brancondi decise di tenere per un po’ di tempo segregato Mario Marchionni, un noto fascista perché fungesse da interprete con i nazisti e catturandolo rallentarono la caccia ai partigiani. Quando questi riuscì in qualche modo a liberarsi, venne raggiunto dalle guardie partigiane e malmenato, nonostante le disposizioni di Paolo Brancondi che, accortosi delle percosse, rimproverò le guardie e lasciò libero il Marchionni, errore che gli fu fatale. Dopo questo avvenimento il Comando Tedesco considerò i Brancondi responsabile della vicenda. Fu ordinata una perquisizione nella loro casa, ma gran parte del materiale compromettente era già stato occultato grazie all’avvertimento di un sacerdote.
Sfortunatamente però vennero rinvenute due pistole e bracciali con coccarde tricolori e dalla carta carbone di una macchina da scrivere si poté risalire ai componenti del gruppo. I tedeschi arrestarono i presenti, tra cui la moglie e il fratello di Paolo e minacciarono Lamberto, cugino dei Brancondi, che se l’ingegnere non si fosse presentato l’indomani entro le 10, sarebbero stati tutti fucilati.
Qualche ora dopo Paolo, venuto a conoscenza dei fatti, decise di costituirsi per salvare la vita della moglie e del fratello. Si recò al Comando tedesco dove venne interrogato e violentemente pestato. Dopo l’interrogatorio i fratelli Brancondi vennero condannati a morte. Furono portati in camion e vennero fucilati. I corpi furono poi nascosti in una buca scavata come ricovero antiaereo che fu prontamente ricoperta di terra.
I corpi furono ritrovati a distanza di circa dieci giorni, grazie alla segnalazione di alcuni contadini che avevano notato dei tedeschi ubriachi nella zona.
Il 14 luglio 1944 si tenne il funerale. Finita la guerra, Mario Marchionni fu arrestato, processato e condannato al carcere.
A Paolo Brancondi è stata concessa la medaglia d’argento al valor militare alla memoria. Porto Recanati ha intitolato ai due martiri la piazza principale.
Oggi noi giovani li ricordiamo per il loro coraggio, la lealtà, la forza con cui si sono opposti al nazifascismo in nome della libertà e della democrazia.
Sara e Malek, 3A