Iqbal Masih e la fabbrica dei tappeti
Istituita per la prima volta nel 1959, la Giornata mondiale dell’Infanzia viene celebrata ogni anno in tutto il mondo proprio il 20 Novembre, data in cui l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la Dichiarazione dei diritti del fanciullo (1959) ; trent’anni dopo l’Onu decise di allargare lo sguardo anche alle problematiche adolescenziali e approvò nel 1989 la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Tale convenzione ha il compito di creare le condizioni affinché i bambini crescano bene non solo fisicamente ma anche mentalmente e socialmente.
Per trattare questa tematica in classe abbiamo parlato e indagato in merito alla storia di un ragazzino che, proprio quando aveva circa la nostra età, venne ucciso per aver avuto il coraggio di far valere i suoi diritti e per aiutare ad avere un futuro a tutti quei bambini che come lui vivevano la stessa terribile condizione.
“A molti il nome di Iqbal Masih non dice nulla. Eppure oggi sarebbe un giovane di 38 anni, e forse sarebbe un avvocato”.
Proprio così… questa è la storia di Iqbal Masih, un bambino nato in Pakistan nel 1983 che a causa di un debito familiare dovette lavorare dall’età di quattro anni in una fabbrica di mattoni e poi, ceduto ad un fabbricante di tappeti, per 10-12 ore al giorno doveva lavorare incatenato ad un telaio per ricevere un vergognoso guadagno. Coraggioso e ribelle fin da piccolo, provò a scappare diverse volte senza successo fin quando nel 1993, malgrado le percosse, si rifiutò di continuare a lavorare, fuggì e iniziò a partecipare a manifestazioni del Bonded Labour Liberation Front, associazione che si batte contro la schiavitù dei bambini. Iniziò poi a viaggiare e a partecipare a conferenze internazionali raccontando la sua storia; grazie alla sua azione di propaganda, in Pakistan vennero chiuse decide di fabbriche di tappeti dove lavoravano soprattutto bambini.
Purtroppo Iqbal morì troppo presto, infatti il 16 aprile 1995 venne terribilmente ucciso mentre, come noi bambini spesso facciamo, andava in biciletta; probabilmente venne ucciso per aver danneggiato l’economia della cosiddetta “mafia dei tappeti”. Purtroppo ad Iqbal questa denuncia costò la vita ma a seguito della sua morte, questo innocente ragazzo, è diventato il simbolo della lotta al lavoro minorile.
Ci sembrava una tematica lontana e ormai non più possibile quella dello sfruttamento e del lavoro minorile e invece andando ad analizzare alcuni dati, ci siamo accorti che purtroppo così non è: ad oggi nel mondo sono circa 215 milioni i ragazzi che, pur avendo meno di quattordici anni, sono costretti a lavorare (dati Unicef, 2012) svolgendo compiti rischiosi e vietati dalla legge. Abbiamo scoperto che purtroppo sono ancora troppi i bambini ridotti in schiavitù per integrare il magro bilancio familiare o per far emergere industrie che basano i loro guadagni sulla manodopera sottopagata o sfruttata dei piccoli, costretti a lavorare in condizioni disumane.
Alcune nostre riflessioni:
“Non credo che questi bambini si meritino di fare tutto ciò e spero di essere una di quelle persone che potrà un giorno aiutare quei bambini che soffrono e non hanno le giuste condizioni di vita; è molto importante fermare la piaga del lavoro minorile, non devono essere i bambini a lavorare ma gli adulti che ne hanno le capacità e possibilità”
“Art. 14: “Gli Stati Parti devono rispettare il diritto del bambino/a alla libertà di pensiero, coscienza e religione.” Questo articolo della Convenzione mi ha colpito molto perché gli adulti che non rispettano i diritti dei bambini non si ricordano che anche loro sono stati piccoli e non hanno sofferto così tanto.
“Secondo me questa tematica non va ignorata, si dovrebbe far in modo che mai più nessun bambino sia vittima dello sfruttamento minorile poiché ogni bambino ha diritto a vivere felice la propria infanzia. Penso che tutti i bambini abbiano il diritto di vivere una vita normale ed andare a scuola per potersi istruire ed essere liberi”
“Questa storia mi ha colpito molto perché ci sono ancora troppi piccoli bambini che sono ridotti in schiavitù per aiutare la propria famiglia, bisognerebbe che le organizzazioni mondiali facessero sempre di più per eliminare questo dramma”.
“Una frase che mi ha colpito molto è questa: << Nessun bambino dovrebbe impugnare mai uno strumento di lavoro. Gli unici strumenti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere in mano sono penne e matite>> perché i bambini hanno diritto a giocare ed essere felici, non devono lavorare”.
“Iqbal è stato davvero molto coraggioso ed intelligente, io non so se al suo posto sarei riuscito a fare la stessa cosa, lo ammiro molto”,
“Mi ha colpito molto l’articolo 31 che così recita “Gli Stati Parti riconoscono il diritto del bambino al riposo e allo svago, a dedicarsi al gioco e alle attività ricreative appropriate alla sua età, e a partecipare liberamente alla vita culturale e alle arti”, infatti credo che un bambino dovrebbe avere il diritto di divertirsi e giocare oltre che fare il suo dovere, cioè quello di andare a scuola e socializzare con gli altri.”
Gli alunni della Classe 1A