La condizione della donna nell’800
Le donne dell’800 si dividono in due categorie: la donna di campagna e la donna dell’alta società.
LA DONNA DI CAMPAGNA
Nelle campagne le donne svolgevano diverse mansioni di supporto alle famiglie: lavoravano nei campi o in fabbrica, accudivano i figli e i familiari malati e gestivano le risorse domestiche. Nel complesso erano soggette a molte meno restrizioni rispetto alle nobili e alle borghesi.
LA DONNA DELL’ALTA SOCIETA’
Le donne che appartenevano a famiglie abbastanza agiate da poterselo permettere ricevevano un’istruzione volta a farle diventare brave mogli e madri. Le donne destinate a matrimoni importanti dovevano avere un minimo di cultura generale che servisse a intrattenere il marito e gli ospiti. Anche le loro letture venivano selezionate, per esempio i libri con argomenti scabrosi erano ritenuti inadatti a loro. Sotto questo punto di vista Paolina Leopardi godette di un grande privilegio, poiché poté beneficiare della dispensa papale ottenuta dal padre Monaldo Leopardi.
Il dovere delle donne nobili e borghesi era vivere una vita irreprensibile sin dalla giovinezza. Dovevano rispettare una serie di regole, volte a preservare la loro reputazione, che le privavano quasi totalmente della loro libertà e che costituivano una vera e propria “gabbia sociale”. Per esempio, le ragazze nubili potevano uscire solo se accompagnate dalla madre e solo per andare nella chiesetta del paese. L’unico modo per ottenere delle libertà era sposarsi e avere dei figli. Il periodo in cui si potevano considerare più libere era il periodo del fidanzamento, durante il quale godevano di piccoli privilegi che sarebbero scomparsi subito dopo il matrimonio. Le famiglie cercavano di far sposare le figlie femmine, perché erano considerate soltanto come un peso economico, e davano loro una dote, cioè una somma di denaro che avrebbero portato con loro e che sarebbe diventata proprietà del marito.
DONNE NELLO STATO PONTIFICIO
Nello stato pontificio, estremamente conservatore, la donna non era riconosciuta come individuo a sé stante, mentre erano identificate come mogli e madri e la loro vita pubblica e civile era estremamente limitata. Per giustificare la loro esclusione da qualsiasi forma di cittadinanza e la loro sottomissione erano chiamati in causa argomenti di tipo filosofico e biologico. Un articolo apparso sulla rivista “Archivio giuridico” del 1869 spiegava il motivo per cui la donna aveva minore responsabilità giuridica rispetto all’uomo. Per l’autore, infatti, trattare una donna come un uomo costituiva un’offesa alla legge morale. Si parlava inoltre di un insigne penalista che ravvisava nelle donne “una perpetua fanciullezza e una perpetua infermità”, vale a dire debolezza fisica e immaturità mentale.
Alunni delle classi terze nell’ambito del progetto letterario COMPITA MARCHE