22/4, Giornata mondiale della terra
Ogni anno, il 22 aprile (ovvero un mese e due giorni dopo l’equinozio di primavera), si celebra la Giornata mondiale della Terra (Earth Day) dal 1970, come previsto dalle Nazioni Unite. Si tratta della più grande manifestazione ambientale dedicata al Pianeta, nata per sensibilizzare il mondo sull’importanza della conservazione delle risorse naturali della Terra, sul cambiamento climatico e sull’inquinamento (di acqua, aria e suolo). Questa sensibilizzazione negli ultimi anni ha mobilitato oltre un miliardo di persone nei 193 Paesi dell’ONU coinvolti.
La Giornata Mondiale della Terra è probabilmente il più potente strumento di richiamo alla tutela del Pianeta di tutte le culture del mondo e per tutte le generazioni.
L’obiettivo della Giornata Mondiale della Terra è che il messaggio Invest In Our Planet arrivi alla maggior parte dei governi, dei cittadini e delle imprese, chiamati a fare la loro parte non solo il 22 aprile ma in ogni singolo giorno dell’anno.
A scuola abbiamo studiato l’Agenda 2030 e l’Obiettivo 15 di questo documento che si chiama proprio Vita sulla terra si propone di promuovere un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre.
In esso si legge: Proteggere, ripristinare e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire in modo sostenibile le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e invertire il degrado dei suoli e fermare la perdita della biodiversità.
In occasione della celebrazione della Giornata della Terra quest’anno ci siamo soffermati a leggere articoli che riguardavano in particolare la foresta Amazzonica.
Le foreste sono gli ecosistemi più ricchi e variegati della Terra, mitigano il riscaldamento globale, riducono il rischio di disastri naturali come le inondazioni, forniscono ossigeno e gran parte dell’acqua dolce che utilizziamo. Abbiamo letto però che la deforestazione e il degrado delle foreste continuano a ritmi allarmanti: dal 1990, sono andati perduti infatti 420 milioni di ettari di questi polmoni verdi per convertire lo spazio che occupavano ad usi diversi (soprattutto per scopi agricoli e soprattutto nelle aree tropicali appunto come l’Amazzonia). Anche se abbiamo appreso che negli ultimi 30 anni i ritmi di distruzione delle foreste sono un po’ rallentati, il problema non è soltanto il taglio degli alberi: le foreste sono ecosistemi complessi che si nutrono di relazioni: tra le piante terrestri o acquatiche come le mangrovie e i funghi, il suolo e i suoi microrganismi, i vertebrati e gli invertebrati come gli insetti impollinatori. Intervenire su uno soltanto di questi elementi provoca conseguenze a catena anche su tutti gli altri.
Ci siamo chiesti cosa possiamo fare noi.
Per permettere la realizzazione dell’Obiettivo 15 e tutelare le foreste, prevenire la degradazione del suolo e contribuire alla tutela della biodiversità occorre aumentare gli sforzi di conservazione, ma soprattutto ripensare al sistema alimentare, visto che proprio l’agricoltura è alla base della frammentazione delle foreste. E questo è qualcosa che ci riguarda da vicino: adottare una dieta più sana, mangiare meno carne, ridurre lo spreco di cibo, riconvertire in spazio coltivabile il suolo inutilizzato o degradato. Questi sono tutti modi per risparmiare ettari di foresta, che altrimenti sarebbero destinati a coltivare cibo, mangime per animali da allevamento, olio di palma da usare in alimenti confezionati.
Inoltre, attraverso la lettura di una Lettera aperta dei capi delle tribù indigene ancora esistenti nel mondo, siamo venuti a conoscenza del fatto che ci sono ancora numerosi indigeni che abitano ad esempio in Amazzonia, (Raoni Metkutire, capo dei Kayapó, tribù indigena che vive nella Foresta amazzonica è un’icona ambientalista). I cosiddetti “incontattabili”, uomini, donne e bambini hanno diritto di vivere nel loro ambiente d’origine e la loro Terra deve essere salvaguardata.
Alunni della 3A